Il negligente, Parma, Monti, 1752 (Lodi, Il trascurato)

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera come prima.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Anderà ben, benissimo.
 Con quattro paroline io l’ho incantato,
 è di me innamorato,
460la dote mi farà.
 CORNELIO
                               Come facesti
 a tirarlo in la rete?
 AURELIA
                                     Io, tu lo sai,
 ho un certo che nel volto,
 ho un certo che nel tratto,
 misto così tra il furbo e il sempliciotto,
465che ogniuno che mi parla resta cotto.
 CORNELIO
 Ma vorrei che allorquando
 moglie mia tu sarai,
 niun altro s’accendesse al tuo bel foco.
 AURELIA
 Se geloso sarai, goderai poco.
 CORNELIO
470Basta; ne parleremo. Ma io penso,
 se il signor Filiberto
 vi ha promesso la dote,
 sarà sì generoso
 sol coll’idea di divenir tuo sposo.
 AURELIA
475Così sarà ma io
 so fare il fatto mio.
 Della sua negligenza
 profittarmi saprò,
 forse gli rapirò,
480col pretesto di far la soscrizione
 al contratto nuzial, la donazione.
 CORNELIO
 Oh gran donna! Oh gran donna! Io col tuo esempio
 propor vuo’ a Filiberto
 l’aggiustamento della lite. A lui
485chiederò la sua firma,
 per chiudere il contratto,
 e quand’egli mi creda il colpo è fatto.
 AURELIA
 Con ragion ci ha congiunti
 amor sagace e scaltro,
490nati siam veramente uno per l’altro.
 CORNELIO
 Ah ch’io non vedo l’ora,
 cara, che tu sia mia.
 AURELIA
 Tua sarò ma non voglio gelosia.
 CORNELIO
 Dammi la bella man. Lascia che almeno
495io me la stringa al seno.
 AURELIA
 Sì, caro, ecco la man, se tu la vuoi,
 del mio core e di me dispor tu puoi.
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO in disparte e detti
 
 CORNELIO
 Oh che cosa gustosa (Si tengono sempre per mano)
 aver sì bella sposa!
 AURELIA
500Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!
 CORNELIO
 Marito fortunato!
 AURELIA
 Quando, quando verrà quel dì beato!
 FILIBERTO
 Bravi. Buon pro vi faccia.
 CORNELIO
                                                 (Oh maledetto!)
 AURELIA
505Vi giuro e vi prometto, (A Filiberto)
 caro il mio ben, che sempre parlerei
 del nostro matrimonio
 e ne chiamo Cornelio in testimonio.
 CORNELIO
 (Oh brava!) Sì, davvero,
510ella vi vuol gran bene!
 FILIBERTO
                                           Mi vuol gran bene?
 Parmi ch’ella dicesse:
 «Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!» (Accenando Cornelio)
 AURELIA
 M’intendevo di voi.
 FILIBERTO
515E voi diceste poi: (A Cornelio)
 «Marito fortunato!»
 E lei: «Quando verrà quel dì beato!»
 CORNELIO
 Marito fortunato
 Filiberto chiamai.
 AURELIA
520Ed io di Filiberto sol parlai.
 FILIBERTO
 E parlando di me
 si tenevan le man sì bene unite?
 Buona gente, che dite?
 CORNELIO
 Io lo facea... senza pensare a niente.
 AURELIA
525Era una cerimonia indiferente.
 FILIBERTO
 Che ceremonia? Andate via di qua.
 AURELIA
 Oimè mi discacciate?
 Più ben non mi volete?
 FILIBERTO
 Una mendace siete.
 CORNELIO
530Credetemi, signor...
 FILIBERTO
                                       Non mi parlate.
 AURELIA
 Se voi m’abbandonate,
 morirò disperata.
 FILIBERTO
                                   Vostro danno.
 AURELIA
 Ahi che dolor! Che affanno!
 Chi mi porge ristoro?
535Filiberto crudele, io manco, io muoro. (Finge svenire sopra una sedia)
 CORNELIO
 Povera sventurata,
 per voi quasi è spirata.
 FILIBERTO
 Poverina, davvero?
 Ha il naso freddo freddo.
540Mi muove a compassione.
 CORNELIO
 Aiutatela almeno.
 Un qualche spirto vi vorrebbe al naso.
 FILIBERTO
 Acqua della regina. Oh che gran caso! (Parte)
 AURELIA
 È andato? (S’alza)
 CORNELIO
                       È andato a prendere
545l’acqua della regina.
 AURELIA
                                       Oh che bel pazzo!
 Per far lieto il cor mio,
 vi vuol altro che odori!
 CORNELIO
                                            Il so ancor io.
 Eccolo che ritorna.
 AURELIA
                                     Alla lezione. (Torna in atto di svenuta)
 CORNELIO
 (Chi alla femina crede è un gran minchione).
 FILIBERTO
550Eccomi, come va? (Con boccietta)
 CORNELIO
 Misera! Fa pietà.
 FILIBERTO
 Adesso, adesso. (La bagna)
 CORNELIO
                                Dubito sia morta.
 FILIBERTO
 E pur non è venuta niente smorta.
 Zitto, zitto, rinviene.
 AURELIA
555Ah traditor! (A Filiberto)
 FILIBERTO
                          Mio bene
 son qui tutto per voi.
 AURELIA
 Mi crederete poi?
 FILIBERTO
 Sì sì, vi crederò.
 AURELIA
 Se voi non mi credete, io morirò.
 
560   Crudelaccio, crudelaccio,
 non mi fate sospirar.
 
 FILIBERTO
 
 Non mi fate lacrimar.
 
 AURELIA
 
    Io son tutta tutta vostra, (Tocca per di dietro la mano a Cornelio)
 questa destra è tutta mia,
565quel visetto voglio amar.
 
 FILIBERTO
 
 Voi mi fate giubilar.
 
 AURELIA
 
    Imparate, o donne care,
 che vi pare? Non fo bene?
 Or si ride ed or si sviene.
570Piange il volto e ride il cor.
 
 CORNELIO
 
    (E quel pazzo se lo crede;
 non s’avvede dell’inganno.
 Queste donne affé ne sanno
 di bugie più d’un dottor).
 
 SCENA III
 
 FILIBERTO e CORNELIO
 
 CORNELIO
575Andate, signor mio;
 Aurelia è offesa e sono offeso anch’io.
 FILIBERTO
 Io credea... Compatite.
 CORNELIO
 Orsù, perché non dite
 ch’io vengo in casa vostra a far l’amore,
580io vi son servitore. (Vuol partire)
 FILIBERTO
                                      No, sentite.
 CORNELIO
 Io della vostra lite
 avevo poste ben le cose a segno
 ma vado adesso a rinonziar l’impegno.
 FILIBERTO
 Ah per amor del ciel, non vi stancate
585di essermi protettor.
 CORNELIO
                                         Già l’avversario
 si era posto in spavento.
 E trattava con me l’aggiustamento.
 FILIBERTO
 Volesse il ciel che fossimo aggiustati;
 palazzisti, avvocati
590mai più trattar vorrei;
 e goder la mia pace anch’io potrei.
 CORNELIO
 Andate voi dal conte
 la cosa a terminar.
 FILIBERTO
                                     Ma non potreste
 consumare l’affar tra voi e lui?
 CORNELIO
595Potrei ma se mi riesce
 di prenderlo in parola,
 l’autorità non tengo
 di stringere il contratto.
 Venite meco.
 FILIBERTO
                           No, Cornelio caro,
600non fate che il piacer mi riesca amaro.
 Fate voi, fate voi.
 CORNELIO
                                  Datemi almanco,
 sottoscritto da voi, un foglio in bianco.
 FILIBERTO
 Fin questo si può far?
 Del resto tutto a voi lascio l’imbroglio.
 CORNELIO
605Eccovi il calamar, la penna e il foglio. (Tira fuori tutto di tasca)
 FILIBERTO
 «Filiberto Tacconi, (Scrive)
 affermo quanto di sopra si contiene».
 Basta così?
 CORNELIO
                        Va bene. (Prende il foglio)
 FILIBERTO
 S’io presto non finiva
610di testa mi veniva un giramento.
 CORNELIO
 Davvero?
 FILIBERTO
                     La fatica è un gran tormento.
 CORNELIO
 Or via siete spicciato.
 Domani voi sarete consolato.
 
    Con questo foglio in mano
615farò l’aggiustamento.
 (Ma lo farò per me).
 Vedrete chi son io.
 D’un galantuom par mio
 non s’ha da dubitar.
 
620   La vostra ricca entrata,
 la vostra sposa bella
 difendervi saprò.
 (Ma però questa e quella
 gli voglio sgraffignar).
 
 SCENA IV
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA e PASQUINO
 
 FILIBERTO
625Manco mal che la sorte mi provede.
 Mi ama Aurelia; Cornelio è tutto fede.
 PORPORINA
 (Ecco il padron). (Parlano in disparte fra di loro non sentiti da Filiberto)
 PASQUINO
                                   (Chiediamogli perdono).
 PORPORINA
 (Se vogliamo ottenerlo,
 fingiam d’esser nemici).
 PASQUINO
630(E poi in cucina torneremo amici).
 FILIBERTO
 Io far l’aggiustamento?
 Non lo faccio in due anni. Oh che tormento!
 PORPORINA
 Signor padron.
 PASQUINO
                               Signor padrone mio.
 PORPORINA
 Io vi chieggo perdono.
 PASQUINO
635Pietà Pasquin vi chiede.
 PORPORINA
 Io vi baccio la man.
 PASQUINO
                                      Vi baccio il piede.
 FILIBERTO
 Temerari, bricconi.
 PORPORINA
 Signore, io non volevo.
 È stato lui.
 PASQUINO
                       È stata lei che ha detto:
640«Piglia, piglia, Pasquino».
 PORPORINA
 Non è ver, malandrino.
 Sei stato tu. Colui è un disgraziato, (A Filiberto)
 mezzo vin della botte ha traccannato.
 PASQUINO
 Lei fa l’amor con tutti.
645E giù per il balcon cala i presciutti.
 PORPORINA
 Chi ha venduta la legna?
 PASQUINO
                                                E la farina
 chi l’ha mandata via?
 PORPORINA
 Ti vuo’ scoprir.
 PASQUINO
                               Ti voglio far la spia.
 FILIBERTO
 È bella la canzone
650e si suona alle spalle del padrone.
 PORPORINA
 Io sono fidatissima.
 PASQUINO
 Io sono onoratissimo.
 PORPORINA
 Caro il mio padroncin.
 PASQUINO
                                            Padron carissimo.
 FILIBERTO
 Orsù per non far torto all’uno o all’altro,
655giacché ha fatto ciascun le parti sue,
 vi licenzio di casa tutti due.
 PASQUINO
 Senti, per causa tua. (A Porporina)
 PORPORINA
                                         Per te, briccone. (A Pasquino)
 (Senta, signor padrone. (A Filiberto piano)
 Per sgravio di coscienza,
660il povero Pasquin, sappia, è innocente.
 E quel che ho detto non è vero niente).
 FILIBERTO
 Buono!
 PASQUINO
                 (Signor padrone una parola. (A Filiberto piano)
 Per rabbia ho detto mal di Porporina.
 Peraltro ella è innocente, poverina).
 FILIBERTO
665Meglio! Ma io vi credo
 due furbi belli e buoni.
 PASQUINO
 Uh cosa dite!
 PORPORINA
                           Il ciel ve lo perdoni.
 FILIBERTO
 Io non mi fido più.
 PASQUINO
                                      Sarò fedele.
 PORPORINA
 Fedel sarò, sull’onor mio lo giuro.
 PASQUINO
670E sulla mia modestia io v’assicuro.
 FILIBERTO
 (Se mando via costoro,
 a trovarne altri due sarò impicciato).
 Orsù v’ho perdonato.
 Per questa volta ma se un’altra arriva...
 PORPORINA
675Oh caro! (L’accarezzano e accarezzandolo con caricatura l’infastidiscono)
 PASQUINO
                    Oh benedetto!
 A DUE
                                                 E viva, e viva.
 FILIBERTO
 
    Basta, basta, fermi state.
 Maledetti, mi stroppiate.
 Pace, pace, come vuoi, (A Porporina)
 va’ a scherzar co’ pari tuoi. (A Pasquino)
 
 Aria mutata nell’atto secondo, scena IV
 
680   Basta, basta, fermi state.
 Maledetti, mi stroppiate,
 tocca tocca se tu vuoi,
 va’ a scherzar co’ pari tuoi. (A Pasquino)
 Porporina, sarai buona,
685sarai fida al tuo padrone?
 Insolente, mascalzone (A Pasquino)
 io ti voglio bastonar.
 
    Le carezze d’una donna
 benché serva non fan male;
690ma tu sei un animale, (A Pasquino)
 non ti voglio sopportar.
 
 SCENA V
 
 PORPORINA e PASQUINO
 
 PASQUINO
 Per questa volta è andata bene.
 PORPORINA
                                                           In grazia
 del mio giudizio.
 PASQUINO
                                  Sì, gioia mia bella,
 tu sei una ragazza
695che può star, per dottrina, in paragone
 d’Ovidio, Quinto Curzio e Cicerone.
 PORPORINA
 Tutto ho fatto per te.
 Peraltro in vita mia,
 io non so d’aver detta una bugia.
 PASQUINO
700Dunque mi porti amore?
 PORPORINA
 Ti amo con tutto il cuore.
 PASQUINO
 Dunque tu mia sarai?
 PORPORINA
 Sì, Pasquin, sarò tua, se mi vorrai.
 PASQUINO
 Se ti vorrò? Cospetto!
705Non bramo altri che te.
 Per quel tuo bel visino
 lascierei la minestra, il pane e il vino.
 PORPORINA
 Ma quando mi darai...
 PASQUINO
                                            Cosa?
 PORPORINA
                                                          La mano?
 PASQUINO
 Eccola, se la vuoi.
 PORPORINA
710La prenderei ma poi...
 PASQUINO
 Ma poi di che hai paura?
 PORPORINA
 Che tu mi dica il ver non son sicura.
 PASQUINO
 Vuoi che ti mostri il cor? Dammi un cortello;
 voglio spaccarmi il petto,
715voglio mostrarti il cor.
 PORPORINA
                                           No, poveretto;
 lo so che mi vuoi bene.
 Ma un po’ di gelosia mi dà martello.
 PASQUINO
 Maledetta disgrazia è l’esser bello!
 PORPORINA
 Quei cari e belli occhietti
720saranno tutti miei?
 PASQUINO
                                      Sì.
 PORPORINA
                                              Non m’inganni,
 posso prestarti fé?
 PASQUINO
                                     Sì.
 PORPORINA
                                             Tu mio sposo
 esser dunque vorrai?
 PASQUINO
                                          Sì, bel visetto.
 PORPORINA
 Oh che bella fortuna! Oh che diletto!
 
    Oimè, che fuor del petto
725mi vien sul labbro il cor
 ma su quel bel labbretto
 veggo il tuo core ancor.
 
    Dammi il tuo core, oh dio!
 Prenditi, o caro, il mio.
730Credimi che tua sono,
 amami, per pietà.
 
    Sempre sarai tu mio?
 Tuo ben sempre sarò?
 Perché fedel son io,
735ognor t’adorerò.
 
    Tu che pietà non hai
 poco mi curerai,
 no, no per carità.
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO e DORINDO, il quale vorrebbe trattener PORPORINA che parte
 
 DORINDO
 Ehi, Porporina, udite...
 PASQUINO
740Signor, cosa comanda
 da Porporina.
 DORINDO
                            Che vuoi tu sapere?
 Va’ via, brutto villano.
 PASQUINO
 Cos’è questo villano?
 Cos’è questo va’ via?
745Cosa pretende lei?
 DORINDO
                                     Quel che mi pare. (Vuol seguir Porporina)
 PASQUINO
 Con grazia, padron mio. (Lo trattiene)
 Lo vuo’ sapere anch’io.
 DORINDO
 Tu non devi saper quello che passa
 fra Porporina e me. (Non vuo’ ch’ei sappia
750che qui Lisaura aspetto).
 PASQUINO
 Porporina dev’esser moglie mia.
 Mi maraviglio di vusignoria.
 DORINDO
 (Mi voglio divertir con questo sciocco).
 Porporina tua sposa?
755Credimi, l’hai sbagliata.
 È la mia innamorata.
 PASQUINO
                                          Come! Oh diavolo!
 Non può star, non sarà, nol posso credere,
 mi vuol ben, me l’ha detto e l’ha giurato.
 DORINDO
 Di te gioco si prende e t’ha scherzato.
 PASQUINO
760Ah bugiarda! Ah maliarda;
 adesso, adesso intanto
 perché quando gli ho detto
 di far il matrimonio di nascosto
 la furba m’ha risposto:
765«Così non è permesso».
 Femmine, traditore, in questo sesso.
 
    Dunque è vostra innamorata? (A Dorindo)
 (Maledetta, disgraziata
 creppa, schiatta, va’ in malora,
770aver ben non possa un’ora).
 Dunque è ver che vi vuol bene? (A Dorindo)
 
 Aria mutata nell’atto secondo, scena VI
 
    Dunque è vostra innamorata?
 (Maledetta, disgraziata,
 crepa, schiatta, va’ in malora,
775aver ben non possi un’ora).
 Dunque è ver che vi vuol bene?
 (Ti strascinin le catene,
 infedele, buggiardaccia,
 brutta strega, villanaccia,
780venga un orso a pettinarti,
 a strapparti quel toppè).
 
    Parto signore
 ma voi pensate
 quello che fate.
785Quell’incostante
 ch’è vostra amante,
 che m’ha tradito,
 che m’ha schernito
 non merta amore,
790credete a me.
 
 SCENA VII
 
 DORINDO, poi LISAURA
 
 DORINDO
 Sentimi, non è ver, quasi mi spiace
 aver dato al meschin sì gran cordoglio.
 So per prova qual sia
 il tormento crudel di gelosia.
795Ma ecco la mia bella
 che a beare mi vien cogl’occhi suoi.
 LISAURA
 Dorindo, eccomi a voi.
 DORINDO
                                            Cara Lisaura,
 tutti siamo traditi. Ho discoperta
 una barbara trama,
800di spogliar Filiberto oggi si brama.
 Cornelio, il conte e ser Imbroglio uniti
 al vostro genitor fanno la lite.
 Dimani si farà l’aggiustamento.
 E il caro negligente
805a Cornelio affidato,
 ch’è l’impostor più franco,
 ha dato un foglio sottoscritto in bianco.
 LISAURA
 Donde sapeste ciò?
 DORINDO
                                      Da uno scrivano
 di ser Imbroglio che a pietà s’è mosso
810e di voi e di me. Quello che stese
 la scrittura, per noi, del matrimonio.
 LISAURA
 Adunque, che sarà?
 DORINDO
                                       Ci ho rimediato.
 Vuo’ che l’ingannator resti ingannato.
 LISAURA
 Come mai?
 DORINDO
                         Sol mi basta
815che al vostro genitore
 sottoscrivere faccia questa carta. (Cava dalla tasca un foglio)
 S’egli, ch’è negligente,
 senza leggerlo prima,
 oggi soscrive il foglio,
820scherniremo Corneglio e ser Imbroglio.
 LISAURA
 Tutto per voi farò. Già il padre mio
 si contenta che io
 vi prenda per mio sposo.
 DORINDO
                                                E questo è bene.
 Profittarsi conviene
825della sua negligenza.
 Diteli che la carta
 contien di nostre nozze il sol contratto
 e vi metta il suo nome e il colpo è fatto.
 LISAURA
 Non vorrei d’un inganno
830esser tacciata poi.
 DORINDO
                                   Non dubitate.
 Questa è l’ultima moda,
 l’inganno, se va bene, ancor si loda.
 
    Pria ritornare al fonte
 vedrai torrente altero
835che all’amor mio sincero,
 che alla mia fé costante
 tempre vedrai cangiar.
 
 Aria mutata nell’atto secondo scena VII, invece dell’aria «Pria ritornare al fonte»
 
    No, mia cara, non temete,
 io saprò deluder l’arte,
840il secreto nascondete,
 che scoprir l’ingiusto inganno
 di quel viso qual l’affanno
 uno sguardo ed un sospir.
 
    E se basta così poco
845a scoprir quel che vi piace
 perché perder la sua pace
 con ascondere il martir.
 
 SCENA VIII
 
 AURELIA, poi PASQUINO
 
 AURELIA
 Del cor di Filiberto
 sono quasi sicura.
850Ma Lisaura, Pasquino e Porporina
 non mi ponno vedere.
 La politica vuole
 ch’io me li renda amici,
 perché i disegni miei riescan felici.
855Ecco Pasquin; con questo
 ch’è alquanto bacellone
 incomincio a provar la mia lezione.
 PASQUINO
 Ingrata Porporina, (Verso la scena)
 ladra, cagna, assassina.
 AURELIA
860Pasquino, e con chi l’hai?
 PASQUINO
 Oh non ti avessi conosciuta mai!
 AURELIA
 T’han fatto qualche insulto?
 PASQUINO
                                                     Sì, m’han fatto
 quello che far usate
 voialtre feminaccie indiavolate.
 AURELIA
865Sei forse innamorato?
 PASQUINO
 Così fossi appicato.
 AURELIA
 Forse tradito sei?
 PASQUINO
 Così il diavol portasse via colei.
 AURELIA
 Oh povero Pasquino
870che sei tanto bellino.
 Se tu volessi un po’ di bene a me,
 tutto questo mio cor saria per te.
 PASQUINO
 Eh mi burlate.
 AURELIA
                              No, credimi, o caro,
 che il mio labbro è sincero.
 PASQUINO
875Se dicesse da vero
 vendicar mi potrei di Porporina.
 AURELIA
 Dammi la tua manina.
 PASQUINO
 Se ci vede il padron, cosa dirà?
 
 SCENA IX
 
 FILIBERTO da una parte, PORPORINA dall’altra osservano in disparte
 
 AURELIA
 Non importa, vien qua.
880Fra noi s’ha d’aggiustare
 e si vada il padrone a far squartare.
 FILIBERTO
 (Obbligato!) (Da sé)
 PASQUINO
                           Sì sì, vada in malora
 lui, la sua casa e Porporina ancora.
 PORPORINA
 (Bravissimo). (Da sé)
 AURELIA
                              È noioso
885il signor Filiberto agl’occhi miei.
 PASQUINO
 Dir non posso di cuor: «Mira colei».
 AURELIA
 Tu sì sei graziosetto.
 PASQUINO
 Sì, quello è un bel visetto. (Ad Aurelia)
 AURELIA
 Se parlassi di cor...
 PASQUINO
                                     Se vi degnaste...
 AURELIA
890Sarei per te.
 PASQUINO
                          Vostro sarei, m’impegno.
 FILIBERTO
 (Femmina scellerata!) (Da sé)
 PORPORINA
                                             (Oh core indegno!) (Da sé)
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    Allegri e contenti
 s’amiam di buon core.
 Più dolce è l’amore
895novello nel sen.
 
 PORPORINA, FILIBERTO A DUE
 
    Che voglia mi vien
 d’andarli a scanar.
 
 AURELIA
 
    E vada il padrone...
 
 PASQUINO
 
 E vada la serva...
 
 A DUE
 
900A farsi squartar.
 
 FILIBERTO
 
    Indegna. (Ad Aurelia)
 
 PORPORINA
 
                        Briccone. (A Pasquino)
 
 A DUE
 
 Si tratta così?
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    (Non v’è più rimedio,
 già tutto sentì).
 
 PORPORINA
 
905   Con voi, sfacciatella, (Ad Aurelia)
 mi voglio sfogar.
 
 AURELIA
 
    Con te, birboncella, (A Porporina)
 non voglio gridar.
 
 FILIBERTO, PASQUINO A DUE
 
    Fermate, tacete,
910non state a strillar.
 
 FILIBERTO
 
    Indegno, briccone, (A Pasquino)
 vi vuo’ bastonar.
 
 PASQUINO
 
    Non curo il padrone, (A Filiberto)
 mi vuo’ vendicar.
 
 AURELIA, PORPORINA A DUE
 
915   Fermate, tacete,
 non state a strillar.
 
 A QUATTRO
 
    Che rabbia mi sento!
 Che fiero tormento!
 L’affanno, lo sdegno
920vuol farmi creppar.
 
 Fine dell’atto secondo